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Stephen Hawking: “Sì, troviamo gli Alieni”

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Alla fine ha ceduto anche lui. Anche Stephen Hawking vuole sapere adesso se ci sono, dove sono, cosa fanno. Gli Alieni, ovviamente. Gli stessi che una volta per il fisico inglese era meglio non conoscere e non incontrare mai, pena una catastrofe planetaria per noi Terrestri, diventano ora argomento di ricerca, se non di sfida. Il 20 luglio il grande scienziato immobilizzato da una malattia neurogenerativa su una sedia rotelle ha dato il suo sostegno ad un nuovo progetto.

IN PRIMO PIANO, STEPHEN HAWKING

IN PRIMO PIANO, STEPHEN HAWKING

Breakthrough Listen– questo il suo nome-   ha come scopo ultimo dare risposta all’interrogativo che ci trasciniamo da millenni. L’ iniziativa, aperta e multinazionale,  è stata promossa dal miliardario russo Yuri Milner che l’ha annunciata a Londra alla presenza di scienziati di fama internazionale come appunto Stephen Hawking, Martin Rees e Frank Drake. Verranno investiti 100 milioni di dollari in 10 anni: garantiti totale trasparenza e interscambio globale dei dati, l’uso di due dei più potenti telescopi al mondo, di nuovi software e di un supercomputer.

Milner è uno degli uomini più ricchi del pianeta: ha fatto una fortuna investendo in compagnie come Facebook. Ora è pronto ad usare una briciola del suo immenso patrimonio per soddisfare questa sua (e nostra)  curiosità: siamo soli nell’universo? Oppure davvero- come molti pensano- la vita pullula nel cosmo? Secondo il miliardario, grazie alla Silicon Valley, abbiamo ora la tecnologia per saperlo, scandagliando l’intera Via Lattea e anche oltre, ovvero le  galassie a noi più vicine. E il fisico inglese condivide.

IL MILIARDARIO RUSSO YURI MILNER

IL MILIARDARIO RUSSO YURI MILNER IN CONFERENZA STAMPA A LONDRA

“Non c’è interrogativo più grande”, ha detto durante la conferenza stampa alla Royal Society di Londra, usando il sintetizzatore vocale che è diventato ormai da molti anni la sua voce. “È arrivato il momento di trovare la risposta e di cercare la vita oltre la Terra. Noi pensiamo che sia apparsa spontaneamente sul nostro pianeta: se è successo anche  nell’infinito universo, devono esserci altre forme di vita. Magari, in qualche parte del cosmo, delle creature intelligenti stanno guardando le luci che emettiamo noi, consapevoli di quello che significa. Oppure davvero le nostri luci vagano in un cosmo senza vita?”, si è domandato.

“L’obiettivo della nostra ricerca è senza precedenti: controlleremo un milione di stelle vicine, il centro galattico della Via Lattea e altre 100 galassie”, gli ha fatto eco  Yuri Milner . Il progetto sarà 50 volte più ampio rispetto a quelli già effettuati e studierà una fetta di cielo 10 volte maggiore. Nell’impresa saranno coinvolti i principali gruppi internazionali, a partire dal SETI,  con telescopi avanzatissimi e ben 9 milioni di volontari il cui contributo nell’analisi dei dati raccolti sarà essenziale. Si creerà una sorta di supercomputer globale, capace di indagare la volta celeste usando 10 miliardi di differenti frequenze.

RIUSCIRÀ IL NUOVO PROGETTO NEL SUO SCOPO?

RIUSCIRÀ IL NUOVO PROGETTO NEL SUO SCOPO?

Un’altra figura chiave del progetto è infatti  Geoff Marcy, professore all’Università della California, a Berkeley. L’astronomo si metterà in ascolto nella speranza di sentire -in quel rumoroso e caotico sottofondo- una nota che si distingua e che dimostri la sua origine non casuale. Insomma, un suono prodotto da qualcuno in grado di comunicare. “Noi siamo intelligenti, noi siamo vivi, noi dobbiamo sapere”, ha detto Stephen Hawking. Ma ha chiesto e ottenuto di non inviare messaggi nello spazio: non si sa mai, magari a captarlo potrebbero essere Alieni poco socievoli…

SABRINA PIERAGOSTINI

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