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L’uomo che ha “inventato” il Bigfoot

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Lo ha reso famoso nel mondo, ma di quella fama- dice ora- avrebbe fatto volentieri a meno. “Mi ha stravolto la vita”, racconta Bob Gimlin, l’uomo il cui nome è  legato al celebre filmato del presunto Bigfoot  ripreso in California nel 1967. Un video, passato alla storia come il “Footage Patterson-Gimlin”,  che non avrebbe mai voluto girare.

LA CREATURA RIPREAA NEL VIDEO PATTERSON-GIMLIN

LA CREATURA RIPRESA NEL VIDEO PATTERSON-GIMLIN

Nell’intervista alla rivista Outsideonline.com, l’ex mandriano– ora 84enne- ha ripercorso  la genesi di quelle immagini che tutti, almeno una volta, abbiamo visto. Il girato mostra una creatura simile ad un gorilla, ma con postura perfettamente eretta, che cammina  a spesso spedito, con le lunghe braccia a ciondoloni che seguono il movimento del corpo, ai margini di un bosco. Ad un certo punto, gira la testa nella direzione della telecamera e poi sparisce tra la radura.

Forse è il filmato in assoluto più attentamente analizzato degli ultimi decenni- secondo solo alle drammatiche scene dell’attentato di Dallas in cui fu ucciso J.F. Kennedy.  Decine di ricercatori lo hanno controllato fotogramma per fotogramma, per capire cosa fosse realmente quella creatura scimmiesca immortalata da Bob Gimlin e dall’amico Roger Patterson. Lo hanno passato al vaglio fotografi, criptozoologi, esperti in trucchi cinematografici, tecnici forensi, ma nessuno ha potuto dimostrare in modo definitivo e incontestabile che si tratti di un falso.

All’epoca, Gimlin aveva 35 anni e faceva il camionista nello stato di Washington. Era nato e cresciuto vicino alla Riserva Yakima e aveva imparato ad andare in sella ad un cavallo prima ancora di camminare: un vero cowboy. La sua vita si svolgeva tranquilla, quando nel 1967 incontrò per caso l’amico e compagno di rodei Roger Patterson. Roger aveva una fissazione: scoprire la verità sul Bigfoot o Sasquatch che dir si voglia, quella creatura- quasi umana- grossa e puzzolente di cui parlavano le leggende dei Nativi Americani e che molti assicuravano di aver incontrato nei grandi boschi degli Stati Uniti. Aveva anche scritto un libro sull’ ”Abominevole Uomo” americano. A Bob mostrò un calco in gesso con l’impronta di un enorme piede.

UN'IMPRONTA DI BIGFOOT PARAGONATA AD ALTRE UMANE E ANIMALI

UN’IMPRONTA DI BIGFOOT PARAGONATA AD ALTRE UMANE E ANIMALI

A distanza di qualche tempo, Patterson lo coinvolse in una spedizione– direzione Six Rivers National Forest,  California nel Nord- per trovare il mitico bestione. Bob avrebbe fatto da guida. Gimlin era piuttosto scettico, ma era attratto dall’avventura e dopo qualche tentennamento accettò. “Volevo vedere con i miei occhi quelle orme di cui si parlava”, ammette oggi. In un giorno di ottobre, a Bluff Creek, l’avvistamento che avrebbe per sempre cambiato la loro vita: a circa 30 metri da loro, in una zona a molte ore di strada dal più vicino villaggio, videro qualcosa di incredibile.

Patterson estrasse la sua macchina da presa a colori 16mm CineKodak, si avvicino di corsa e faticò non poco per mettere a fuoco le immagini. Riuscì però ad immortalare quell’ essere scimmiesco, robusto e interamente coperto da una pelliccia scura, che lo fissò per un istante e poi se ne andò via rapidamente, lasciando nell’aria un odore fetido. Il tutto era durato meno di un minuto, ma per la prima volta qualcuno aveva ripreso un Bigfoot.  Gimlin si mise in società con Patterson ed il cognato  per portare il video in tour per gli Stati Uniti, in modo da raccogliere fondi per organizzare una successiva spedizione. Ma ad un certo punto, il cowboy si sentì tagliato fuori dagli altri due e cedette la sua quota per soli 10 dollari.

Si incrinò anche l’amicizia con Roger. Per anni, mentre il filmato veniva mostrato in cinema e teatri tra le polemiche, non si rivolsero la parola. Nel 1972, i due amici si riconciliarono al capezzale di Patterson, malato di cancro. Roger chiese scusa per averlo cacciato dalla società e gli fece promettere che avrebbero quanto prima ripreso le ricerche a Bluff Creek. Il giorno dopo, morì ad appena 38 anni. Da allora, le immagini di “Patty”- come è stato soprannominato il Bigfoot del filmato- sono diventate virali e i diritti d’autore hanno fatto la fortuna degli eredi di Patterson. Ma non quella di Gimlin, oggi l’unico superstite di quella spedizione:”Mi hanno rovinato”, assicura.

BOB GIMLIN AI GIORNI NOSTRI

BOB GIMLIN AI GIORNI NOSTRI

Dopo la morte dell’amico, tutte le accuse di falso e tutte le prese in giro hanno avuto un unico bersaglio: lui. Di notte, gruppi di buontemponi si presentavano sotto casa per canzonarlo e urlagli “Bob! Andiamo a caccia di Bigfoot!”. E anche la moglie, cassiera nella banca di Yakima, era presa di mira da continue derisioni. La coppia non frequentava più nessuno, erano come dei reclusi. Bob – racconta- non sapeva cosa fare: se parlava di quello che aveva visto, lo prendevano per lo scemo del paese; se taceva, sembrava che fosse un bugiardo. “Capivo perché non mi credevano, non ci potevo credere neppure io. Eppure so quel che ho visto. Non era un uomo con un costume da scimmione”.

Proprio questo, anche adesso, è il sospetto principale: che sia stato un deliberato inganno. Lo ha esplicitato in un libro del 2004 Greg Long. “Per me Gimlin è un mentitore, un artista della truffa”, ha di recente dichiarato. Secondo Long, un tale Philip Morris, creatore di costumi cinematografici, avrebbe costruito la maschera indossata poi da un tipo di Yakima, di nome Bob Hieronimus- entrambireo confessi. Ma nonostante le affermazioni dei due soggetti che si sono presi la colpa, di prove concrete non ce ne sono.

“A differenza di quanto molti scettici pensano, nessuno ha mai dimostrato che il filmato sia una bufala”, ha detto all’ Huffington Post Matt Moneymaker, star di Animal Planet e presidente del Bigfoot Field Researchers Organization. “Ogni analisi e verifica scientifica del video è risultata non conclusiva o ha fornito dimostrazioni incompatibili con la tecnologia del 1967. E gli impostori che hanno detto di essere l’uomo in costume da scimmia sono stati smentiti.”

Per decenni, Bob Gimlin ha vissuto defilato, senza più affrontare l’argomento in pubblico. Fino al 2003. In quell’anno, accettò di prendere parte ad un convegno in California,  il Willow Creek International Bigfoot Symposium. Nel frattempo, gli appassionati di Bigfoot si erano moltiplicati così come le foto e i filmati – molto discussi e discutibili. L’ex cowboy fu accolto come un profeta e la platea lo ascoltò in rispettoso silenzio. “Non è una favola per loro, è una questione seria”, ricorda l’anziano.

IL DOCENTE UNIVERSITARIO JEFF MELDRUM, STUDIOSO DI BIGFOOT

IL DOCENTE UNIVERSITARIO JEFF MELDRUM, STUDIOSO DI BIGFOOT

“Non volava una mosca in quella stanza mentre parlavo. ‘Non ci credo’, pensavo, mi sentivo altro 3 metri.” Alla fine, ci fu una standing ovation: nessuno lo deriva più, tutti applaudivano. Da quel giorno, Gimlin gira in tutti i convegni in cui viene invitato, osannato da migliaia di fan che gli chiedono autografi e che ascoltano incantati le sue parole. “Vogliono parlarmi, raccontare le loro esperienze. Ma perché per 35 anni sono stato ridicolizzato?”, si chiede adesso Gimlin. Gli scettici certo rimangono la maggioranza, ma adesso molti lo prendono sul serio. Anche uno stimato accademico, in controtendenza.

“Il Bigfoot non può esistere e quindi non esiste,  così mi ha inveito contro una collega antropologa”, spiega Jeff Meldrum, professore dell’Università di Stato dell’Idaho, specializzato in piedi e deambulazione di scimmie e primati, titolare della più vasta collezione di impronte del misterioso uomo selvatico e autore del libro ‘Sasquatch: la leggenda incontra la scienza’. “Io non credo nel Bigfoot”-afferma-“perché credere implica un atto di fede, una convinzione in assenza di dimostrazioni. Io, invece, mi sono convinto della sua esistenza in virtù di tutte le prove che ho a lungo studiato.” Forse, merito anche del vecchio Gimlin…

SABRINA PIERAGOSTINI

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