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Alghe, licheni e microorganismi su Marte?

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La prudenza è d’obbligo. Come già ricordava molti anni fa l’astronomo Carl Sagan, affermazioni straordinarie richiedono prove straordinarie. Memori di questo monito, sono molto misurati nelle loro dichiarazioni gli autori di un articolo pubblicato sulla rivista scientifica Journal of Astrobiology. Ma anche così il loro studio appare molto coraggioso e molto importante, fin dal titolo, che tradotto suona: “Marte: alghe, licheni, fossili, minerali, materiale microbiotico e stromatoliti nel Cratere Gale”. Perché, pur tra mille “distinguo” e tanta cautela, in questo articolo si sostiene l’alta probabilità di aver identificato delle forme di vita marziane.

ALCUNE DELLE FOTO DI MARTE PRESE IN ESAME MOSTREREBBERO ALGHE

ALCUNE DELLE FOTO DI MARTE PRESE IN ESAME MOSTREREBBERO ALGHE  E LICHENI

Il cratere Gale- ci spiegano nella prefazione 15 ricercatori di diverse discipline (astrobiologia, astrofisica, biofisica, geobiologia, microbiologia, lichenologia, botanica e micologia) e di diverse nazionalità- in un tempo remoto «era un lago che periodicamente si è riempito d’acqua e che quindi potrebbe ancora fornire un ambiente acquoso favorevole alla proliferazione e fossilizzazione di un’ ampia gamma di organismi, specialmente alghe. Per verificare questa ipotesi e sondare il panorama marziano, sono state esaminate da un team di espertioltre 3 mila fotografie scattate dal rover della NASA Curiosity nel cratere Gale». Tra queste immagini, 45 sembrano raffigurare dei campioni biologici che ricordano alghe terrestri, licheni, tappeti microbici, stromatoliti, ooidi, formazioni tubolari e fossili mineralizzati di metazoi e cianobatteri incrostati di carbonato di calcio.

Come dicevamo, da parte degli scienziati – tra loro anche due italiani,  Lorenzo Consorti del Dipartimento di Geoscienze dell’Università di Trieste e Vincenzo Rizzo del Centro Nazionale di Ricerca di Cosenza- non arrivano proclami, anzi: sostengono di aver preso in esame anche l’eventualità di essersi sbagliati. Scrivono infatti:«Gli autori non sono in grado di determinare con precisione se questi campioni siano biologici o si tratti di minerali marziani e formazioni di sale che imitano la biologia. Per tanto viene discussa la possibilità che queste formazioni possano essere abiotiche», ovvero inorganiche. Eppure, aggiungono, «si è concluso che il modello generale di prove è reciprocamente correlato e che campioni simili ad alghe e altri organismi potrebbero aver colonizzato il cratere Gale, iniziando miliardi di anni fa».

SECONDO GLI ESPERTI, QUESTZO POTREBBE ESSERE UN CIANOBATTERIO FOSSILE

SECONDO GLI ESPERTI, QUESTO POTREBBE ESSERE UN CIANOBATTERIO FOSSILE

«Quello che abbiamo trovato è stato sorprendente. Abbiamo scoperto delle formazioni marziane che ricordano fossili di metazoi e osservato centinaia di campioni che assomigliano da vicino ad alghe e licheni incrostati nell’argillite», dichiara Rodolph Schild, astrofisico dell’Harvard-Smithsonian Institute. «Le alghe verdi-blu, note come cianobatteri, sono state trovate anche in stretta prossimità di quelle che sembrano biofirme di calcio e aperture simili a quelle create dagli cianobatteri quando espirano ossigeno, un prodotto della fotosintesi. Il calcio costituisce conchiglie e ossa e sulla Terra l’ossigeno ha permesso l’evoluzione di esseri viventi in grado di respirare, inclusi gli umani. Le implicazioni per l’evoluzione della vita sono profonde».

Il cratere Gale, anche secondo la NASA, avrebbe a lungo fornito un ambiente adatto alla vita a partire da 3,7 miliardi di anni fa. Per questo è stato scelto come luogo di atterraggio e di esplorazione per il robottino Curiosity. Ma secondo gli autori di questo studio, potrebbe essere il posto migliore dove cercare forme viventi ancora oggi, ai giorni nostri: si trova nell’equatore marziano, dove il rover ha registrato temperature diurne di 6 gradi C°,  ed è spesso coperto da spessi strati di nubi. Qui sulla Terra le nuvole raggiungono una saturazione d’acqua fino al 100%, ma anche su Marte potrebbero avere un discreto livello di umidità. Questo significa- sostiene l’articolo- che l’ex lago potrebbe essere periodicamente inumidito da leggerissime precipitazioni comunque sufficienti per sostenere una grande varietà di organismi. Non solo fossili, dunque, ma tuttora in vita.

A CONFRONTI, SIMILI FORMAZIONI TROVATE SU MARTE E SULLA TERRA

A CONFRONTO, FORMAZIONI SIMILI TROVATE SU MARTE E SULLA TERRA

Secondo vari ricercatori, il lago Gale doveva assomigliare all’attuale lago Thetis, che si trova in Australia. Sua caratteristica specifica, la presenza di numerose stromatoliti concentriche-strutture sedimentarie che si formano nelle acque poco profonde. Qualcosa di molto simile è emerso anche esaminando le foto del rover marziano. Il dottor Rizzo del CNR, come riporta il quotidiano Express, ha dichiarato: «Non tutte le stromatoliti terrestri sono biologiche e si potrebbe dire lo stesso di quelle su Marte. Per determinarne la biologia, la stromatolite deve soddisfare criteri specifici. Dei sei esemplari marziani concentrici che abbiamo identificato, tre di loro hanno soddisfatto la maggior parte o tutti i criteri per la biologia. Certo, l’unico modo certo per saperlo è l’esame diretto».

Analogamente, gli esperti coinvolti in questo studio sostengono di aver identificato alghe verdi al di sopra delle rocce marziane e altri reperti che mostrano caratteristiche compatibili con spore o funghi.  Ammettono anche che è possibile, ma non probabile, che questi campioni simili ad alghe siano rocce esfoliate esposte all’aria. Ma in ogni caso, spiegano gli autori, è stato determinato che l’esfoliazione sia in parte prodotta dalla crescita del cianobatterio unicellulare che attribuisce a queste superfici un classico colore verde. Inoltre, per alcune immagini analizzate, gli esperti hanno persino ipotizzato che gli esemplari siano coperti da un sottile strato di ghiaccio o che siano umidi e ancora in vita.

QUESTE FOTO PER GLI AUTORI RAPPRESENTANO STROMATOLITI MARZIANE

QUESTE FOTO PER GLI AUTORI RAPPRESENTANO STROMATOLITI MARZIANE

«Si tratta di impressioni speculative– scrivono nelle conclusioni dell’articolo- e non possiamo escludere la possibilità che alcuni degli esemplari presentati siano formazioni insolite di sali e minerali». Lo scopo del loro studio non era provare che c’è vita su Marte, ma «la nostra missione era quella di sondare il paesaggio e identificare campioni per future indagini ed esami robotici, valutazione, estrazione, analisi; e per identificare caratteristiche specifiche che possano essere prese in considerazione, raccolte e rinviate sulla Terra per studio, o, preferibilmente, sulla Stazione Spaziale Internazionale, minimizzando così i pericoli dell’esposizione del nostro pianeta agli organismi marziani». Insomma, nel dubbio, meglio che questi campioni restino a debita distanza da noi, per evitare brutte sorprese (come mostrato al cinema dal film Life che trattava proprio di un organismo marziano particolarmente ostile…)

Le ultime parole dello studio lasciano comunque pochi spazi al dubbio in merito a quello che pensano, effettivamente, questi esperti internazionali: «In conclusione: è stato scoperto che gli esemplari fotografati nel cratere Gale assomigliano ad alghe, licheni, cianobatteri incrostati di calcio, stromatoliti, stuoie microbiche, cupole di gas costruite da organismi che producono ossigeno, biofirme di calcio, metazoi fossili e colonie di microrganismi. Non è probabile che minerali, sali o altre caratteristiche abiogeniche possano giustificare tutte queste prove. I risultati e le osservazioni dettagliati in questo rapporto, insieme alla speculazione basata sui fatti e alla teoria degli autori, supportano le ipotesi che, a partire da miliardi di anni fa, organismi simili alle alghe e in simbiosi con alghe fungine potrebbero aver colonizzato il cratere Gale.» Dunque, organismi a tutti gli effetti extraterrestri.

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