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Marte, nuovi misteri e nuove risposte

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Che cos’è quella strana roccia verde-azzurra fotografata sul suolo marziano? Da dove è arrivata, di che materiale è composta? L’ultimo enigma del Pianeta Rosso è stato scoperto da Perseverance: in attesa del primo volo autonomo del suo compagno, il drone-elicottero Ingenuity, il rover ha realizzato qualche immagine attorno a sé. E tra gli scatti è spuntato anche quello, ancora da decifrare, di una pietra che non sembra assomigliare a nulla di noto.

LA STRANA ROCCIA FOTOGRAFATA SULLA SUPERFICIE DI MARTE

LA STRANA ROCCIA FOTOGRAFATA SULLA SUPERFICIE DI MARTE

È lunga circa 15 centimetri e sulla sua origine si stanno avanzando varie ipotesi. Potrebbe essere una parte del substrato roccioso di Marte affiorato in superficie, oppure un pezzo di roccia scagliato fin  lì da un impatto avvenuto a grande distanza o ancora, chi lo sa, perfino un meteorite. Sempre che non sia qualcos’altro ancora non ben identificato. Il mistero è fitto. Perseverance ha già sondato quel sasso turchese dai contorni irregolari con uno degli strumenti di cui è dotato il robot della NASA- la SuperCam provvista di un laser per penetrare attraverso gli strati rocciosi. I segni lasciati dal raggio- una serie di buchi- sono ben visibili.

Gli scienziati impegnati nella missione Mars2020 sperano che le  analisi del rover possano un giorno  fornire maggiori informazioni sulla composizione della strana roccia, per capire se si è formata sul posto o se è stata trasportata lì da qualche processo. In questo secondo caso, a trascinarla fino a quel punto potrebbe anche essere stata l’acqua-molto abbondante su Marte in epoche remote- oppure quel frammento potrebbe essere arrivato direttamente dallo spazio. Non sarebbe la prima volta che un robot terrestre individua un meteorite sul suolo marziano: è già successo nel 2014 con Curiosity.

IL ROVER DELLA NASA, PERSEVERANCE

IL ROVER DELLA NASA, PERSEVERANCE

Per un mistero ancora da risolvere, un altro sembra invece aver trovato risposta. Un team di ricerca avrebbe infatti dimostrato la natura dei cosiddetti “ragni di Marte”, delle bizzarre formazioni osservate dai satelliti al Polo Sud del Pianeta Rosso. Lunghe fino a un chilometro, di colore scuro e ramificate tanto da ricordare proprio la forma di un ragno, queste strutture hanno per decenni lasciato perplessi gli studiosi perché non hanno nessun corrispettivo sulla Terra. Ora però un esperimento di laboratorio è riuscito a riprodurre, in dimensioni ridotte, un effetto molto simile.«Questa ricerca presenta la prima serie di prove empiriche riguardo un processo di superficie che pensiamo abbia modificato il paesaggio polare su Marte», ha scritto in un comunicato Lauren McKeaown, a capo dell’equipe della Open University, in Inghilterra.

I COSIDDETTI "RAGNI DI MARTE"

I COSIDDETTI “RAGNI DI MARTE”

Dopo aver ricreato con un particolare macchinario le stesse condizioni dell’atmosfera marziana (composta per il 95 per cento da anidride carbonica), i ricercatori hanno usato una lastra di ghiaccio secco e l’hanno surriscaldata. Nel passaggio dallo stato solido a quello gassoso, hanno notato che la CO2 ha creato sulla lastra delle strutture ragniformi. Sembra così confermata l’ipotesi avanzata tempo fa dagli esperti: in primavera, quando penetrano lo strato traslucido del ghiaccio polare formato da CO2, i raggi solari scaldano il terreno sottostante. L’aumento di temperatura fa sublimare l’anidride carbonica: il gas, intrappolato sotto la crosta, con la sua pressione crea delle fratture nel ghiaccio. E quelle  crepe sottili, viste dall’alto, sembrano le zampe di immensi ragni scuri.

 

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