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Addio alla scrittrice Laura Fezia, ironica e battagliera

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«Quando qualcuno passa a miglior vita, viene sempre descritto come santo. Ho assistito a funerali dove si tessevano sperticate lodi di individui le cui azioni avrebbero richiesto – quanto meno – un dignitoso silenzio. Vi prego: quando toccherà a me, ricordatemi come sono stata. Come ben sapete, non ambisco alla santità».  Così scriveva qualche tempo fa Laura Fezia, con la sua solita caustica ironia. E ora che purtroppo è toccato proprio a lei, non mi perderò in elogi eccessivi, ma dirò solo quello che penso: era una donna intelligente, colta, piena di interessi, simpatica e inesorabilmente anticlericale. Eppure anche molto spirituale. Se ne è andata nel modo che tutti noi vorremmo: all’improvviso, nel sonno, senza soffrire.

LA SCRITTRICE E RICERCATRICE LAURA FEZIA

Laura Fezia era appassionata di antropologia, psicologia, storia delle religioni, criminologia. Era esperta di Reiki e nutriva un profondo amore per i gatti. Tutti argomenti diventati temi dei suoi libri- ne aveva scritti una ventina, tutti  caratterizzati da uno stile tagliente e diretto. Non amava certo i giri di parole. Già i titoli delle sue opere più note lo dimostrano: “Chiesa criminale”, “Il santo plagio”, “L’inganno della croce”, “Apparizioni mariane: il grande imbroglio”, “Vittime di Eva: Le radici cristiane della discriminazione femminile”. Laura (che si definiva “laica a 720°, perché un giro solo non basta”) non aveva nulla contro la fede- che resta una scelta personale- ma combatteva contro l’uso o meglio l’abuso che ne aveva fatto la Chiesa, a suo dire un’istituzione costruita su falsi documenti che si era posta arbitrariamente come unica intermediaria tra l’umano e il divino.

UN’ALTRA BELLA IMMAGINE DI LAURA FEZIA

Nata e crasciuta a Torino, Laura Fezia era profondamente legata alla sua città, ai suoi misteri, alle sue storie più nascoste che amava raccontare- dai segreti di età sabauda, ai luoghi meno noti fino ai crimini più efferati, come nell’ultimo libro “Torino 1921: un delitto (quasi) perfetto”. L’avevo conosciuta alcuni anni fa, alla  conferenza-talkshow “La Storia Nascosta” promossa a Borgaro Torinese dalla casa editrice Lux-co Editions: lei era tra gli ospiti insieme a tanti altri scrittori e ricercatori (come Bleuette Diot, Pablo Ayo, Pietro Buffa solo per citarne alcuni), mentre io conducevo.  Era brillante, arguta, dalla battuta pronta, autentica e sapeva come focalizzare l’attenzione del pubblico. In seguito, c’eravamo un po’ perse di vista, anche se continuavo a seguirla a distanza, leggendo i suoi post sempre irriverenti ed ironici sui social. Nel 2022, poi, era arrivata l’occasione per risentirci  grazie a un’intervista.

L’ULTIMO LIBRO DI LAURA FEZIA

Avevo scoperto – non senza sorpresa – che Laura Fezia aveva conosciuto il suo famoso concittadino Gustavo Rol intrattenendo con lui una breve ma intensa frequentazione, quando il celebre sensitivo torinese era ormai già molto anziano, nel 1993. Ma cosa ancora più sorprendente, la scrittrice aveva poi riferito di aver vissuto un’esperienza molto particolare (direi addirittura soprannaturale) con il maestro qualche giorno dopo la sua morte. All’epoca stavo scrivendo il libro “I misteri della tazzina” e un capitolo era proprio dedicato alla figura di Rol: alla mia richiesta, Laura aveva acconsentito a raccontarmi cosa le era successo. Mentre ne parlava, dalle sue parole trapelava ancora l’emozione. Ed è così che la voglio salutare, ricordando il lato meno conosciuto ma sicuramente molto importante di Laura Fezia a tutti coloro che l’hanno amata e stimata.

LAURA DURANTE L’INTERVISTA SU GUSTAVO ROL

«Attraversavo un periodo difficile, rimuginavo su tanti pensieri. Una domenica, vidi su una rivista il nome di Rol. Da torinese sapevo benissimo chi fosse, ma non avevo mai immaginato di poterlo contattare: mi sembrava inarrivabile, lui nell’Empireo e io comune mortale…», mi racconta. «Ma quella domenica, mi venne un’ispirazione strana. Presi un foglio da un blocco, gli scrissi una lettera, trovai un francobollo in casa e andai subito a imbucarla. Poi non ci pensai più, era come una bottiglia col messaggio lanciata in mare. Due giorni dopo, ricevetti una chiamata in negozio. Era Gustavo Rol. Al telefono mi descrisse fisicamente e mi disse anche com’ero vestita. Mi volle vedere. Da quel giorno ci siamo incontrati tre volte, sempre a casa sua.  Io ero imbarazzata, intimorita, ma lui seppe sempre mettermi a mio agio. Mi sentivo come un’allieva e lui era il mio Maestro. Non erano veri dialoghi: io lo stavo per lo più ad ascoltare. È stato per me molto importante».

Non mancarono alcuni episodi strani, come la volta in cui nelle mani di Rol comparve l’ametista che Laura Fezia portava sempre con sé nella borsa. E quella borsa era sempre rimasta accanto a lei, senza che il suo anfitrione avesse mai potuto avvicinarsi ad essa. Ma l’episodio più sconcertante avvenne il 25 settembre 1994, all’indomani del funerale, quando Rol le comparve in camera. «Quella notte mi svegliai e me lo trovai seduto sul letto», ricorda la scrittrice. «Il gatto che avevo all’epoca andò ad accoccolarsi in braccio a questa figura, una figura reale, non un ectoplasma, anche se era meno densa rispetto un corpo fisico. Era vestito come suo solito, con un completo grigio, e portava il suo bastone.  C’è stato un colloquio, durato almeno un’ora, di cui non rivelerò mai il contenuto e che per me è stato illuminante.

Mi ha parlato di me, del mio percorso, della mia vita, ma anche di quello che sarebbe successo all’Umanità: alcune previsioni si sono già realizzate, altre no. Chissà, magari non farò in tempo a vederle. Poi, quella rarefazione è aumentata ed è scomparso. Il bello è che il gatto è sceso dalle sue gambe, si è stiracchiato ed è tornato a dormire accanto me. E io mi sono ritrovata seduta, con il gatto, in pigiama, nel mio letto. Io non so dire se sia stata un’esperienza reale oppure un sogno. In ogni caso, anche se è stato un sogno, ha avuto il suo bell’effetto: questo incontro mi ha cambiato la vita, io oggi sono quella che sono anche grazie a Gustavo Rol». Una testimonianza significativa, soprattutto alla luce del percorso di Laura Fezia, che si definisce agnostica e anticlericale, ma che con Rol ha sperimentato la vera spiritualità, fatta- dice- «di frequenze energetiche alte».

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