Ci sono storie che sembrano destinate all’oblio. Vicende sorprendenti, di grande interesse, ma circondate da un alone di leggenda, da tanti “si dice” e da nessuna conferma. Situazioni al limite dell’incredibile relegate, per mancanza di prove, nel mondo dell’immaginazione. Ma a volte la tenacia e l’intuito di un ricercatore le riportano alla luce del sole e restituiscono loro credibilità. Lo ha fatto Alberto Negri, uno dei fondatori dell’associazione Spazio Tesla, con l’UFO avvistato più di 50 anni fa da alcuni piloti dell’Aeronautica Militare italiana.
San Giorgio Piacentino, 17 ottobre 1966. Il cielo è limpido, in quel pomeriggio di autunno, ma c’è qualcosa di insolito: nonostante il sole sia alto, contro l’azzurro si staglia una stella luminosa, proprio sopra la verticale dell’aeroporto militare di San Damiano. La vedono anche i soldati del 50esimo stormo Caccia Bombardieri, di stanza proprio in questa base in provincia di Piacenza, ma non hanno tempo per preoccuparsene: sta per iniziare un’esercitazione e c’è fermento. I Thunderstreak si alzano in volo e partono verso est, in direzione dell’Adriatico.
Quando ore dopo i jet stanno rientrando alla base, la stella -o qualsiasi cosa sia- è ancora lì. Strano. Lo pensano anche in torre di controllo. Proprio gli uomini-radar, che per tutto quel tempo hanno avuto quell’intruso sullo schermo, danno l’ordine ad un F-84F di andare in scramble per controllare di che si tratti. Il pilota, il maresciallo Dante Golinelli, sale rapidamente, arriva alla quota massima per l’epoca (37/40 mila piedi, pari a circa 11/12 mila metri) e si avvicina quanto più può a quella luce che fluttua molto in alto. Quello che vede lo lascia esterrefatto. Ma ormai ha consumato quasi tutto il carburante, deve tornare a terra. Dopo di lui, altri colleghi tentano l’avvicinamento. Anche loro vedono qualcosa che non si sanno spiegare. Mentre lo osservano, però, quell’oggetto sospeso sopra di loro inizia a muoversi fino a scomparire lentamente.
Cosa hanno visto? Bè, ufficialmente nulla. L’avvistamento non viene annotato sui registri di volo. E ai piloti, radunati in un hangar dal comandante, viene ordinato di mantenere il massimo riserbo su quanto avvenuto. Eppure, in qualche modo la notizia trapela. Qualche giorno dopo, sulla copertina di Tribuna Illustrata campeggia il disegno di un velivolo triangolare e il titolo recita: “Lo hanno visto quattro piloti italiani, triangolo volante sopra Piacenza”. Subito arriva la smentita da parte dell’Aeronautica: macché triangolo volante, gli F-84F hanno semplicemente intercettato un banale pallone sonda. Caso chiuso. E dell’UFO di Piacenza nessuno parla più.
Almeno, fino al 2008, quando Alberto Negri, piacentino doc e appassionato dei misteri della vita, inizia a parlarne nelle conferenze alle quali viene invitato come relatore. In una sua presentazione, infatti, ripercorre tutti gli avvistamenti anomali registrati in provincia di Piacenza, dalle prime cronache del 1400 di Antonio e Alberto Da Ripalta fino agli ultimi casi, incluso l’UFO del 1966. “Mi ero incuriosito durante il mio servizio militare, svolto proprio all’aeroporto di San Damiano, perché chiacchierando con un sottufficiale venne a galla questo episodio successo anni prima”, mi spiega oggi Negri. “Però ne parlava in un modo tale che sembrava quasi uno scherzo, non mi dava l’idea di una conferma, anzi, semmai era una specie di depistaggio. E la cosa finì in un cassetto.
Quando poi incominciai la mia attività di ricercatore freelance (Spazio Tesla ancora non esisteva), Rino Di Stefano ed Emilia Ventura Balbi mi vollero alla Torriglia UFO Convention. Portai questa mia relazione intitolata “Valtrebbia, 118 km di mistero”, un po’ basata su indagini mie, un po’ su notizie reperite dalla rete. E citavo anche quello che avvenne il 17 ottobre 1966. Le notizie erano scarne: la stampa riferiva solo che il vicecomandante della base, il tenente colonnello Golinelli (un errore, perché in realtà ai tempi era solo un maresciallo) si era alzato in scramble verso l’oggetto che sembrava una stella, ma quando arrivò là in alto trovò un triangolo volante. Punto, tutto lì. Ho cercato altre notizie su di lui in internet, ma non ho mai trovato nulla.”
Poi, qualche mese fa, la svolta. Un conoscente di Alberto Negri, ex ufficiale dell’Aeronautica, lo prende da parte e gli fa una rivelazione. “Sul suo computer c’era l’immagine del volantino realizzato per quella Torriglia UFO Convention con la citazione dell’oggetto apparso sopra San Damiano. Mi disse: ‘Alberto, Lei ha detto tutto giusto, tranne una cosa: l’altitudine. Quell’oggetto non era a 30 mila piedi, ma almeno a 60 mila’, ovvero oltre 20 mila metri. Lo sapeva perché quel giorno, in torre di controllo, c’era proprio lui e proprio lui aveva dato a Golinelli l’ordine di andare in scramble verso l’intruso. Ma quando gli domandai di cosa si trattasse, mi ha risposto:’Certe cose non si possono dire’”.
Ma a questo punto la curiosità è tale che Negri tenta ancora di rintracciare il pilota citato dai giornali come testimone oculare dell’avvistamento. In rete trova un video, che lo riporta ad un link dal quale ottiene una e-mail. Chi gli risponde, gli dà il numero di telefono di Dante Golinelli. Quando il fondatore di Spazio Tesla lo chiama, dall’altra parte della linea gli risponde un anziano signore che gli dice: “So già tutto, so cosa vuole chiedermi”. “Siamo stati al telefono una bella mezz’ora”, racconta Negri, “mi ha confermato tutto quello che avevo scritto, anzi, mi ha detto molto di più e a questo punto gli ho chiesto se potevo andarlo a trovare a casa per un incontro diretto con una telecamera. Mi ha risposto:’Sono a sua disposizione’”.
Così è nata l’intervista che Alberto Negri ha realizzato con Dante Golinelli, il pilota che in quel lontano ottobre di 52 anni fa vide con i propri occhi qualcosa di incredibile. E che oggi, a 88 anni, si sente libero di raccontare senza più bugie o omissioni. “Mi ordinarono di dire che avevo visto un pallone sonda. Ma dai, non poteva esserlo, i palloni sono diversi!”, ha candidamente ammesso. Ha mostrato i giornali di bordo di quel giorno, ha ripercorso le fasi di quella giornata, ha descritto nei dettagli l’incredibile visione che gli si è parata di fronte. Ed ecco come oggi descrive l’oggetto: “Era un triangolo bellissimo, isoscele, di colore argento. Brillava di luce propria, non riflessa, perché aveva il sole alle spalle. Era enorme, grande tra i 40 e i 60 metri.”
Una testimonianza vivida, a tanti anni di distanza, e importante, per la serietà e l’affidabilità di chi la riferisce, un ex pilota dell’Aeronautica Militare. L’intervista sarà presentata in esclusiva il prossimo 20 ottobre a Milano, nel corso del Meeting Internazionale “Figli delle Stelle- Le nuove frontiere”, organizzato da Extremamente con il patrocinio della sezione provinciale di Milano dell’Istituto Nastro Azzurro fra combattenti decorati al Valor Militare e dell’Associazione Nazionale Mutilati e Invalidi di Guerra. La conferenza si svolgerà infatti nella Sala Valente in via Freguglia 14, sede storica dei due enti militari. Un appuntamento davvero da non perdere.
SABRINA PIERAGOSTINI